adolescente

COME COSTRUIAMO LA NOSTRA IDENTITÀ PERSONALE?

Quando capiamo chi siamo? In che modo troviamo la nostra “dimensione”?

La costruzione della propria identità è un processo che dura tutta la vita, ma durante la preadolescenza e l’adolescenza attraversa la tappa più importante, quella cruciale per lo sviluppo della personalità adulta.

I fattori che entrano in gioco sono tanti: inclinazioni caratteriali, modelli da seguire, genitori, insegnanti, successi e frustrazioni a scuola, nello sport, in amore e con gli amici.Spesso l’adulto si dimentica del travaglio interiore provato in adolescenza, ma la scoperta del proprio Sé è un processo impegnativo, che porta l’adolescente a provare fatica e talvolta dolore, mentre si chiede: chi sono io? Si spaventa delle numerose domande, dei dubbi e delle incertezze che disturbano la sua mente. Cerca di dare un nome alle emozioni che prova per placare la propria angoscia, usando talvolta etichette diagnostiche, come “sono depresso”, “ho gli attacchi di panico”, per tentare di autodefinirsi, rischiando tuttavia di farle diventare parte integrante di sé.

Ma come si arriva a definire la propria identità?

In questo percorso si intrecciano due elementi: l’idea che un individuo ha di sé e ciò che l’individuo è realmente. L’idea che un individuo ha di sé racchiude aspetti che derivano dalle proprie capacità introspettive, dalla propria autostima e dai modelli (genitoriali e non) interiorizzati, mentre il secondo aspetto, ciò che l’individuo è realmente, riguarda la capacità di effettuare un buon esame di realtà: che informazioni traggo dalla realtà?, cosa mi sta dicendo la realtà su me stesso?

Nella costruzione dell’identità il rimando della realtà gioca un ruolo fondamentale: cosa pensano gli amici di me?, a loro piace la mia compagnia?, quali aspetti di me conoscono veramente?, per quali motivi il mio ragazzo/la mia ragazza vuole stare con me?

Il confronto con i pari e con gli adulti di riferimento in merito a queste domande aiuta l’adolescente a costruire tasselli della propria identità, ma nello stesso tempo può suscitare ansie, dubbi e insicurezze.

Le domande suscitate dal confronto con la realtà non sono mai semplici, ma diventano ancora più articolate e difficili per gli adolescenti di oggi, se si pensa che la realtà alla quale chiediamo un rimando per definire noi stessi è sempre meno reale. Molto spesso l’adolescente di oggi si presenta al mondo sociale attraverso un filtro: la fotografia scattata ad arte, con luce e inquadratura impeccabile, da mostrare ad amici e sconosciuti, per affascinare i follower e conquistarne di nuovi. E per un primo periodo la cosa funziona alla grande: più seguaci e like si hanno più si è popolari e più si riempie il proprio serbatoio di autostima. Poi però pian piano il ragazzo si accorge che quei follower sanno poco della sua vera personalità, non lo conoscono davvero, ed ecco che compare un senso di vuoto e di solitudine.

Il confronto con i profili social degli altri, inoltre, può avere effetti sullo stato d’animo dell’adolescente, che percepisce un divario profondo tra i suoi sentimenti e le immagini di assoluta felicità e spensieratezza che vede pubblicati online: ed ecco che appare un senso di inadeguatezza e di esclusione da un mondo esterno che appare, sottolineo appare, tanto felice.

L’adolescente di oggi, quindi, deve misurarsi non solo con la realtà “vera”, ma anche quella virtuale, fatta di like e visualizzazioni, che distorce e amplifica ogni cosa: ha tra le mani uno strumento potente, che andrebbe “maneggiato con cura”, magari con l’aiuto di un adulto, capace di ascoltare e spiegare alcune dinamiche dei social e del mondo virtuale.

Un adolescente in famiglia

UN ADOLESCENTE IN FAMIGLIA 

 

    Quando un figlio diventa adolescente ha inizio un lungo e articolato “processo di negoziazione”. È un periodo della vita in cui le modalità di funzionamento che si era soliti adottare risultano inadeguate e devono essere riorganizzate attraverso nuovi processi di adattamento. È proprio quando i figli sono adolescenti che

 “[…] la famiglia si trova a dover «sincronizzare» due movimenti antagonisti che si presentano con forte intensità: la tendenza del sistema all’unità, al mantenimento dei legami affettivi e del senso di appartenenza da un lato, la spinta verso la differenziazione e l’autonomia dei singoli membri dall’altro.” (Cicognani, Zani, 2003, pag. 20)

      Per questi motivi l’adolescenza può essere considerato un momento di “crisi” potenziale per gli equilibri familiari.

Ecco che, a partire da quest’ottica, il processo di separazione interessa non solo l’adolescente, ma anche i genitori. Essi devono riuscire a incoraggiare l’autonomia e l’indipendenza dei figli, mantenendo una certa flessibilità nel grado di controllo che desiderano ancora mantenere sui di loro.

In tal modo possiamo definire l’adolescenza una “impresa evolutiva congiunta”.

     Un altro aspetto evidente in una famiglia con figli adolescenti è la crescente differenza negli atteggiamenti e nei valori. Il gap diventa più evidente riguardo a questioni di stili di abbigliamento, preferenze musicali e modi per trascorrere il tempo libero, ma rimangono condivisi i valori e le credenze riguardanti l’importanza del lavoro, dell’educazione e delle caratteristiche di personalità ritenute desiderabili. I genitori rimangono, quindi, un punto di riferimento importante per i ragazzi, nonostante l’evidente influenza del gruppo dei pari. I giovani ricercano ancora protezione e sostegno in famiglia per far fronte ai vissuti di ansia e tensione.

     Tale bisogno di sicurezza non esclude però un altro bisogno forte e indispensabile per un corretto sviluppo: il bisogno di autonomia.

    L’acquisizione dell’autonomia emozionale è un processo lungo e non necessariamente lineare. È grazie all’acquisizione di tale autonomia che gli adolescenti acquisiscono la capacità di fare affidamento sulle proprie risorse, senza lasciarne la responsabilità ai propri genitori.

     L’acquisizione dell’autonomia emozionale viene favorita da relazioni familiari che valorizzano sia l’individuazione sia la vicinanza affettiva. L’inibizione dell’individuazione produce ansia e depressione nei figli, mentre un basso livello di coesione familiare conduce maggiormente a comportamenti problematici da parte degli adolescenti.

     L’autonomia comportamentale viene acquisita nel momento in cui il ragazzo è capace di valutare le diverse alternative di azione in una determinata situazione, decidere quale è il comportamento più appropriato al momento e rivolgersi a qualcuno per essere consigliato. Le aumentate abilità cognitive migliorano la capacità dell’adolescente di prendere decisioni in modo autonomo, allargando sempre più gli ambiti in cui desidererebbe decidere da sé. Ecco che hanno inizio le divergenze tra genitori e figli rispetto alla legittimità dell’autorità genitoriale. Tali conflitti possono innescare dei processi funzionali di negoziazione nel momento in cui avvengono in un contesto familiare caloroso e supportivo.

     L’autonomia nei valori viene essere acquisita più tardi (verso i 18-20 anni), rispetto alle altre due e pertanto sembra essere incoraggiata dal loro sviluppo. L’aumento delle capacità di ragionamento e delle capacità del pensiero astratto fanno sorgere nel ragazzo un interesse maggiore per questioni ideologiche, anche perché ora egli risulta più attrezzato per affrontarle. Per di più, la distanza emotiva acquisita rispetto ai genitori aiuta gli adolescenti a rivalutare alcune idee e alcuni valori trasmessi dalla famiglia e accettati in modo acritico durante l’infanzia.

      È facile intuire che queste dinamiche possono condurre a conflitti tra le generazioni. Ma è sempre vero che una famiglia con figli adolescenti è in costante conflitto? 

     Nonostante le credenze ancora diffuse “le lotte familiari frequenti e accese non sono comuni durante l’adolescenza” (Cicognani, Zani, 2003, pag. 101). Tuttavia, un certo livello di conflittualità è comunque presente e, in particolare con l’aumentare dell’età sembra vi sia una diminuzione della frequenza dei conflitti, ma un aumento della loro intensità.

     Inoltre è stata rilevata la presenza di una maggiore conflittualità con la madre, probabilmente dovuta anche alla maggiore intensità delle comunicazioni con la figura materna.

          È però necessario evidenziare che il conflitto tra le generazioni e la sua successiva risoluzione sono funzionali allo sviluppo dell’adolescente, anzi sono un compito obbligato per l’adolescente. Senza tale conflitto non si produrrebbe nessuna ristrutturazione psichica dell’adolescente. Il conflitto tra le generazioni è quindi necessario per un corretto sviluppo del Sé. 

     Ovviamente il conflitto evolutivo è sempre accompagnato da forti emozioni, soprattutto di ansia e di depressione, che l’adolescente saprà sopportare solo se avrà già acquisito le capacità di tollerare e gestire nel corso degli anni precedenti.


Riferimento bibliografico

Cicognani, E., Zani, B. (2003), Genitori e adolescenti, Carocci Editore, Roma