Può capitare che gli insegnanti abbiano notato qualche difficoltà emotiva, relazionale o di apprendimento nel bambino e che quindi consiglino una valutazione neuropsichiatrica, psicologica o logopedica.

Che fare? Come reagire?
Ci sono ancora molti pregiudizi e molti sentimenti di vergogna nel rivolgersi a professionisti della salute mentale e non è sempre facile superarli.
Dopo una comunicazione del genere può capitare che il genitore si senta in colpa o si spaventi perchè si immagina un futuro in salita e una condizione di diversità per il proprio figlio. Bisogna tenere a mente che l’eventuale diagnosi che il neuropsichiatra rilascerà alla famiglia, è una fotografia del funzionamento del bambino in quel momento. Descrive punti di debolezza, ma anche punti di forza sui quali poter lavorare. È bene considerare che, solitamente, un intervento psicologico precoce può essere efficace anche in tempi brevi.

A chi rivolgersi?

In base alla problematica segnalata la famiglia può scegliere di consultare uno psicologo, un logopedista o un neuropsichiatra.
Solo i centri del Sistema Sanitario Nazionale (Neuropsichiatria Infantile o UONPIA) o i centri privati che hanno ricevuto l’accreditamento dalla Regione possono produrre diagnosi funzionali valide per la scuola. Il genitore può scegliere di rivolgersi ad un neuropsichiatra privato e poi far vidimare la diagnosi dalla neuropsichiatria di competenza (in base alla territorialità). Se è necessario un percorso terapeutico (psicoterapeutico o logopedico) sarà poi il genitore a scegliere il professionista che riterrà più adatto per suo figlio.

Uno psicoterapeuta può fin da subito sostenere la famiglia e indirizzarla verso il percorso più adatto per il figlio. Con un breve percorso di consultazione psicologica è possibile individuare le aree di maggior criticità e intervenire tempestivamente per introdurre supporti e aiuti per il bambino.